Vediamo in questo blog alcuni metodi empirici ideati da Werner Munter, il grande esperto svizzero di valanghe, per valutare il rischio residuo di un'uscita invernale su ambiente innevato.
Il metodo del "3 x 3" divide il processo di valutazione globale del pericolo valanghe in tre fasi (o filtri dimensionali), basate sulla naturale successione nel tempo (da casa al momento dell'escursione) e sulla dimensione dell'area di indagine (dalla scala regionale a quella del versante). Essi sono:
1. pianificazione dell’escursione a tavolino (filtro regionale)
2. scelta dell’itinerario sul terreno (filtro zonale)
3, valutazione del singolo pendio (filtro locale).
Possiamo immaginare i tre filtri come tre reti a maglia sempre più fitta che filtrano appunto la sabbia (o il rischio nel nostro caso).
Ciascuno dei tre filtri a sua volta richiede la raccolta di varie informazioni, più precisamente di tre fattori di valutazione (ecco quindi perché è definito “metodo 3x3”) appartenenti a tre categorie: neve/ meteo, Terreno e Fattore umano. Nel seguito proponiamo un breve riepilogo, prendendo spunto da (http://www.nellanatura.it/1201-il-metodo-3x3-di-munter-il-risk-management-nelle-uscite-invernali/).
Filtri dimensionali |
Fattori di valutazione |
||
Neve/meteo |
Terreno |
Fattore umano |
|
Filtro regionale (Da fare a casa per capire dove si può andare in gita?) |
Ascolto del bollettino valanghe e del bollettino meteorologico, conoscenza dell’evoluzione del manto nevoso nel corso dell’inverno |
Carte topografiche e descrizione dell’itinerario (scelta degli orari, percorsi alternativi). Informazioni di esperti locali sulle condizioni della neve, da utilizzare in modo critico. |
Chi sono i compagni di gita (numero, livello di formazione, tecnica sciistica, esperienza alpinistica) |
Filtro locale (quale itinerario è possibile in quella zona?) |
Osservazione diretta della situazione valanghiva (es. creste che fumano, presenza di valanghe recenti), accumuli di neve fresca. Meteo: visibilità, andamento temperatura previsto |
Terreno: pendenza, esposizione, prossimità delle creste, morfologia, vegetazione (il maggior numero di incidenti si verifica in zone molto ripide, ombreggiate ed in prossimità delle creste) |
Equipaggiamento (ARTVA attivo e funzionante) condizioni psico-fisiche del gruppo |
Filtro singolo pendio (quali pendii sono percorribili?) |
Neve: Verifica di segnali d’allarme (es. "woom"), presenza accumuli neve ventata, cornici, Visibilità, andamento previsto della temperatura ecc. |
Inclinazione: è determinante il punto più ripido, estensione del pendio. |
Tattica, comportamento del gruppo durante la gita (disciplina) |
E quindi, che si fa dopo aver adottato tutti i filtri? Si arriva alla fatidica domanda "vado o non vado". Come dice Munter, "Se si percorrono solo quei pendii che hanno superato tutti e tre i filtri, allora il rischio residuo è umanamente accettabile", ovvero si riporta il rischio residuo allo stesso valore che avrebbe una normale escursione media estiva in ambiente montano.
Lo stesso Munter, conscio della difficoltà di dare una risposta "oggettiva", ha poi proposto un affinamento del filtro regionale del metodo 3x3 chiamato metodo delle riduzioni.
Il metodo delle riduzioni può essere considerato parte integrante del filtro a livello regionale della formula 3x3. Dato il rischio potenziale di una determinata regione (definito dal bollettino valanghe), esso permette di ricavare il rischio residuo che sono disposto ad accettare, definito come il rapporto fra il rischio potenziale e il fattore di riduzione totale, ossia il grado di riduzione del rischio che riesco ad ottenere attraverso le mie scelte sull'itinerario (pendenza ed esposizione) e sui compagni di gita.
Andiamo ora nel dettaglio. A seconda del grado di pericolo stimato dal Bollettino Valanghe, ogni zona e ogni itinerario ricadente in essa sono caratterizzati da un rischio potenziale. Questo varia in modo esponenziale e raddoppia di grado di pericolo in grado di pericolo. La definizione “pericolo debole grado uno” ha un potenziale di pericolo pari a 2, il moderato (grado 2) ha un potenziale di pericolo pari a 4 ed il grado di pericolo marcato (grado 3) ha un potenziale di 8. Va sottolineato infine che il grado di pericolo valanghe 4 non permette di avere una corretta valutazione del rischio e quindi questo metodo non è applicabile.
Generalmente il pericolo valanghe aumenta con l’inclinazione del pendio (i fatidici 30°) e può essere più insidioso nei versanti nord. Quindi l’idea di Munter è di soppesare il rischio potenziale proposto dal bollettino valanghe attraverso azioni dirette di scelta itinerario e di comportamento da seguire durante l’escursione.
I fattori di riduzione applicabili nella formula si suddividono in 3 differenti classi:
1- Primari, legati all'inclinazione dei pendii;
2- Secondari, legati all'esposizione del versante dell'itinerario;
3- Terziari: legati al fattore umano (dimensione del gruppo e distanze di sicurezza).
Vediamo qui sotto una tabella esplicativa del metodo delle riduzioni (www.aineva.it):
Facciamo un esempio pratico per capire il metodo.
Dal bollettino valanghe si ottiene un pericolo di grado 3 (marcato) nella zona dove voglio dirigermi. Tale grado corrisponde ad un pericolo poenziale pari a 8. Tra i vari itinerari di salita e discesa, scelgo quello in cui la pendenza massima è inferiore a 35°. Quindi ottengo 1 fattore di riduzione pari a 4. Seguo poi le indicazioni del bollettino (ossia quali versanti da evitare) e ottengo altri 4 punti di riduzione. Infine, il gruppo con cui andiamo è piccolo (es. tre amici), quindi ottengo altri 2 punti di riduzione. Moltiplicando i fattori di riduzioni ottengo:
4 x 4 x 2 = 32
Il rischio residuo: R = 8 / 32 = 0.35 < 1 quindi posso accettare il rischio.
Per semplificare ancora questo metodo, Munter ne ha ideato un altro noto come metodo del sottobicchiere (https://mattiperlaneve.files.wordpress.com/2015/11/atti-convegno.pdf), perché lo schema è talmente piccolo da starci comodamente sul sottobicchiere della birra e, una volta sul posto, il check richiede un minuto per prendere una decisione. I criteri? Sono gli stessi visti sopra ma, anziché parlare di fattori di riduzione, qui parliamo di bonus.
Se stiamo sotto i 40° di inclinazione nel punto più ripido, ottengo 1 bonus; sotto i 35° guadagno 2 bonus. Se mi tengo lontano dai pendii esposti a settentrione (da nord-ovest a nord-est), ho un altro bonus (che non vale però in presenza di neve bagnata). Un altro bonus lo ottengo se affronto un pendio con tracce visibili, e un altro ancora se in salita tengo una distanza di almeno 10 metri dal compagno (e di più ancora durante la discesa). Con pericolo marcato di grado 3, devo almeno poter contare tre bonus, tra i quali è obbligatorio che compaia uno dei fattori di riduzione primari (es., stare sotto i 40°). Con grado di pericolo 2, dovrò totalizzare almeno due bonus, raccolti in qualsiasi tra le tre categorie. Questo vuoi dire che, se mi tengo sotto i 35° potrò avere buone possibilità anche sui versanti nord.
Ripetiamo infine che, con pericolo molto forte, di grado 4, non siamo più in grado di valutare correttamente il rischio ed è giocoforza la rinuncia totale.
Ora trovi tutte le informazioni per lo scialpinismo e le avventure in alta montagna in un unico portale!
P.S.: non dimenticarti di seguirci sui nostri social! Entra subito a far parte della nostra community e tagga #Mysnowmaps nelle tue foto!
Traccia cliccando con il mouse il percorso sulla mappa. Clicca e trascina i punti del percorso per modificare la loro posizione. Clicca sul percorso per aggiungere un nuovo punto..