Per coloro che vogliono avventurarsi in montagna d’inverno e fare una bella escursione sulla neve, dopo aver consultato il bollettino valanghe prima di partire, è utile sapere qualche informazione in più sulle procedure di autosoccorso in caso di valanga.
Va sicuramente detto che le informazioni che troverete in questo blog NON sostituiscono un corso vero e proprio ma fanno riferimento al nuovo protocollo di intervento per l’autosoccorso in valanga della Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo, scialpinismo e Arrampicata del CAI (CNSASA) (http://www.cnsasa.it/storage/wcms_f/alleg/news/CNSASA_AutosoccorsoValanga_Brochure.pdf)
Il kit ARTVA-PALA-SONDA deve essere sempre presente ed efficiente, facilmente accessibile e funzionale. Prima di passare all’organizzazione del soccorso vediamo alcune informazioni relative a quest’attrezzatura già accennate in un blog precedente.
L’ARTVA deve essere coperto da almeno un indumento e posizionato nella zona sotto ascellare o al di sotto dello sterno senza però ostacolare i movimenti di estensione del braccio durante la ricerca (vedi foto un esempio di ARTVA PIEPS)
La PALA (nella foto un esempio di pala PIEPS) che consente di operare nel modo più efficiente possibile deve essere in metallo, maneggevole anche con i guanti, dotata di impugnatura a T o D e con manico allungabile di facile assemblaggio.
La SONDA infine è un’asta tubolare in lega leggera o materiale composito (es. resine polimeriche rinforzate con fibre in carbonio), che montata deve essere lunga almeno 2,2 metri, tale da garantire un’adeguata stabilità durante l’infissione. L’interpretazione corretta delle informazioni che si ricavano dall’utilizzo della sonda avviene mediante molteplici esercitazioni che permettono di prendere coscienza e capire le differenze tra il tocco di un corpo umano e il tocco di oggetti inanimati (sonda PIEPS).
Nel caso di valanga che travolge alcuni compagni di gita, la prima cosa da fare è la chiamata dei soccorsi. Il numero unico di emergenza è il 112. Prima di chiamare i soccorsi però è opportuno fare mente locale sul tipo di informazioni da fornire (anche se verranno comunque richieste dai soccorritori):
- Generalità
- Tipo di incidente
- Numero persone coinvolte
- Posizione
- Possibili condizioni di pericolo
- Numero di telefono per essere richiamati
Dopo aver chiamato i soccorsi, occorre attuare le procedure di autosoccorso per il recupero dei travolti.
Per localizzare un travolto, esistono tre fasi di ricerca: una fase di ricerca del primo segnale, una fase di ricerca sommaria e infine una fase di ricerca fine.
1. La ricerca del primo segnale, nella maggior parte dei casi, implica la percezione attraverso vista e udito di qualunque indizio rilevabile durante un’accurata ispezione della superfice della valanga: qualunque invocazione e/o lamento, oggetto e, non meno importante, l’eventuale captazione del segnale radiotrasmesso.
La modalità per procedere nella ricerca dipende dal numero dei soccorritori. In caso di più soccorritori disponibili, essi procederanno a perlustrare il campo della valanga muovendosi lungo corridoi paralleli avendo cura di mantenere inalterata la distanza relativa. Sempre per garantire la completa esplorazione dell’intero campo valanga, la larghezza dei corridoi, ovvero la distanza reciproca tra due soccorritori deve risultare non superiore al valore indicato nei manuali (e sull’apparecchio medesimo) di ogni singolo apparecchio. In caso tale valore non risultasse noto si assuma una distanza non superiore a 40 metri.
Se invece esiste un solo soccorritore, l’incaricato procederà a perlustrare il campo della valanga muovendosi lungo un percorso a zig-zag.
2. la ricerca sommaria. Una volta che l’ARTVA ha intercettato il primo segnale, circostanza evidenziata con l’emissione di un avviso acustico, comparirà sul display un numero proporzionale alla distanza e una direzione di marcia che il soccorritore dovrà seguire. Se procedendo nella direzione indicata, la distanza rilevata dovesse aumentare, si deve invertire di 180 gradi il verso di marcia, e proseguire nella ricerca per giungere sul travolto percorrendo la minor distanza.
3. La ricerca fine si compie nel rispetto del miglior rapporto fra riduzione del tempo di ritrovamento e beneficio in precisione, muovendosi solo avanti/indietro fino a determinare il punto associato alla minore indicazione numerica del display. È il punto da cui iniziare le operazioni di localizzazione mediante sondaggio. Senza spostarsi quindi dalla posizione in cui è stata rilevata la minima profondità di seppellimento, si procede a sondare seguendo idealmente la traiettoria della spirale che, centrata in detta posizione, si allarga di (circa) 25 cm ad ogni giro e dove la distanza tra i successivi fori di sonda sia pari a 25 cm circa. In un secondo mommento ci si sposta e si arretra di 25 cm (es. passo a sinistra e poi passo indietro) con il corpo rivolto verso monte e si procede al sondaggio dei punti successivi. Il sondaggio a spirale prosegue in questo modo, ovvero spostandosi di lato, indietreggiando o avanzando sempre con il corpo rivolto verso monte, fino all’individuazione del sepolto ovvero fino a quando l’ampiezza totale della spirale supera di 1,5 volte la profondità di seppellimento indicata dall’ARTVA. In questo secondo caso, che non dovrebbe presentarsi se tutte le precedenti azioni sono eseguite correttamente, si devono ripetere le operazioni a partire dalla localizzazione di fino con l’ARTVA, per individuare un nuovo punto da cui ricominciare il sondaggio.
Una volta individuato il sepolto tramite la sonda, inizia la fase di deseppellimento. I soccorritori disponibili per le operazioni di scavo si schierano a formare una V, in modo tale che tra il primo soccorritore, al vertice, e i successivi vi sia una distanza pari alla lunghezza della pala. Il primo soccorritore inizia lo scavo in prossimità della sonda. Tenendola come riferimento, essa deve apparire via via visibile al procedere delle operazioni di scavo. La neve non deve essere alzata ma solo spostata “pagaiando” all’interno della V, in modo da farla fuoriuscire per spostamenti successivi fra gli spalatori lungo l’asse centrale dello schieramento. Quando il soccorritore al vertice della “V” avverte i primi segnali di stanchezza, in genere dopo circa 2-4 minuti a seconda della consistenza della neve, ordina la rotazione. L’operazione deve procedere rapida e ininterrotta almeno fintanto che il viso prima, e l’intera figura poi, siano liberi dalla neve e l’aria possa raggiungere le vie aeree del soggetto disseppellito.
Durante l’attesa dei soccorsi vanno comunque seguite le indicazioni degli operatori della centrale provinciale d’emergenza, come coprire il travolto senza spostarlo, proteggerlo da ciò che lo circonda, tranquillizzarlo e fargli coraggio.
Ah... prima di partire per un'escursione è sempre consigliabile comunicare ad amici e parenti la mèta prescelta.
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